recto, in basso, a destra: Martina/1928
La tela, dal fondo visibilmente squadrato a matita, riprende di spalle una giovane donna e un ragazzino nudo e magro: i loro gesti e i loro sguardi si corrispondono. Il rigore della parete neutra cui sono rivolte, si attenua nei profili e nelle pose delle due figure pervase da un'aurea romantica e interpretate con colori bruni, azzurri e lilla d'ispirazione liberty.
Il pittore Umberto Martina, friulano di nascita e veneziano di adozione, nel corso dei suoi spostamenti fra Veneto e Friuli, entra solo di riflesso in contatto con la Scuola Mosaicisti, che tutt'oggi conserva, esposto al p rimo piano, la tela raffigurante "Donna e ragazzo", un particolare del pannello musivo del Monumento ai Caduti di via Corridoni a Spilimbergo, realizzato nel 1928. All'epoca il pittore, infatti, conosce e contatta Gin o Avon, maestro di applicazione pratica del mosaico nella Scuola Mosaicisti e gestore di un laboratorio musivo privato a Spilimbergo, dove il cartone qui illustrato viene poi eseguito a mosaico con l'aiuto di Felice Avon, fratello di Gino (com. or. maestro Teia Giuseppe, 10 dicembre 1993). Le figure che Martina realizza, rimanendo sensibile al gusto Liberty, sono modellate sulla resa di valori pittorici: la donna è ritratta con aulica eleganza, con forme morbide e vaporose sfumature; è molto curata, plasticamente e coloristicamente; denota inoltre uno stile che, trattato con sensibilità romantica, mescola elementi classici (il panneggio della veste) a suggestioni di gusto estetico; il ragazzo, invece, è rappresentato con formule sensi bili al dato naturalistico e ai valori chiaroscurali. Le due figure sono quindi lontane dalle formule del comporre fedeli alla natura e alla materia del mosaico, cui sono consone la sintesi compositiva e la se amplificazione di forme e colori. Come preannunciato, "Donna e ragazzo" rap presentano solo un particolare del concavo pannello musivo dedicato ai Caduti: essi occupano uno spazio in basso, a destra, mentre al centro campeggia la figura della Vittoria, dalle grandi ali dorate, che precorre le immagini monumentali e rigorosamente squadrate degli anni Trenta. Rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, sono elencati ordinatamente i nomi di quanti perirono in guerra (Venuto 1993-1994, pp. 66-69).