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Il rubinetto, in ottone, presenta un corpo centrale sferico da cui parte il beccuccio, un cono di tornitura, da cui fuoriesce l'acqua. Sopra il beccuccio c'è la leva di apertura, sempre cilindrica, filettata alla fine per ospitare un pomolo qui mancante. Dalla parte opposta, rispetto al corpo, c'è la parte che si innesta nel serbatoio, ricoperta di calcare, forse stagnata o saldata al corpo.
Le mole erano strumenti presenti sia nelle botteghe dei fabbri che dei falegnami, che, da soli, rifacevano il filo ai propri attrezzi. E' probabile che il rubinetto fosse utilizzato in un primo momento per altri scopi (ad esempio in una botticella di vino o grappa per la spillatura) e poi sia stato riutilizzato per la mola. Il bene è stato dato in comodato negli anni '80 del 1900 (comodato ufficializzato il 20/3/1995) ed acquistato in data 11/6/2012. L'utilizzatore originale di questo attrezzo potrebbe essere stato sia Redento Tolloi, falegname, sia Giuseppe Calligaris, fabbro, di cui sono giunti in Museo alcuni attrezzi tramite il figlio di Tolloi, Danilo Fracarossi.
Storia vite vino Friuli, Storia della vite e del vino in Friuli e a Trieste, Udine 2017
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