Su un’ampia base quadrangolare sono fissate 4 gambe che reggono un supporto orizzontale su cui è inserita una ruota scanalata, la girella, a otto raggi azionata mediante biella collegata al pedale innestato alla base. Accanto alla ruota è collocato il supporto del dispositivo di filatura che si può spostare grazie ad una vite di legno che tende o allenta il cavo di trasmissione. Il meccanismo di filatura è formato da un’asse orizzontale sostenuto da due sostegni verticali ove si inserisce il fuso. Il fuso è costituito da una lunga punta solidale con le due alette, che circondano la spola, e su cui sono fissati degli uncini. Sul fuso si inserisce il rocchetto il cui disco esterno è scanalato per far passare il cavo che trasmette il movimento: la rotazione del rocchetto permette l’avvolgimento del filo che grazie ai gancetti collocati sulle alette viene distribuito in modo uniforme.
Questo tipo di filatoio consente di filare senza interruzione perché il filo viene torto e avvolto nello stesso tempo sul rocchetto, grazie alla diversa velocità assunta dalla spola (più veloce) rispetto al fuso con le alette: per questo viene detto filatoio continuo. Inoltre, permette una maggiore omogeneità nello spessore del filo perché il filatore ha entrambe le mani libere giacché utilizza il pedale. I metodi per filare sono molteplici: fuso e rocca, processo interamente manuale; rocca e filatoio, sistema misto; rocca e filatoio a pedale, processo continuo. I fattori che ne regolano la scelta possono essere diversi: a volte il filatoio sostituisce il fuso perché ha una resa maggiore, ma a volte si preferisce il fuso che consente di lavorare ovunque, anche portando ad es. il bestiame al pascolo, come afferma Paul Scheuermeier. A volte la preferenza poteva essere condizionata da motivi economici e di qualità, il filato prodotto col fuso era migliore e poteva essere pagato di più.
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