Il ferro da stiro, a forma di prisma e con la base ogivale, è un contenitore munito di un coperchio apribile per il riempimento con braci. Sulla piastra del coperchio è fissato un manico di legno. Il coperchio è privo del perno che lo incernierava posteriormente, mentre la chiusura avviene mediante un piccolo chiavistello a forma di galletto che si aggancia all'interno del ferro. Tra il coperchio e il corpo del ferro e lungo le sue fiancate ci sono dei fori, alcuni a forma di mezzaluna. Il ferro da stiro è munito posteriormente di una fessura per la rimozione delle ceneri, che si può chiudere con una lamina di metallo.
In questi utensili, detti anche “a cassetta”, la combustione delle braci è alimentata grazie a dei fori lungo la base dei lati obliqui, mentre quelli triangolari tra il bordo del contenitore e il margine dentellato del coperchio costituivano degli sfiati per permettere l’uscita dei gas di combustione. Questa tipologia di ferri offriva notevoli vantaggi rispetto a quelli "a lastra": era maggiore la durata del calore e la piastra era sempre pulita. Ma c'era il rischio tuttavia di piccole deflagrazioni interne della brace e conseguente fuoriuscita di piccoli frammenti incandescenti direttamente sui tessuti.
Peressi L., Sclesis di culture materiâl. Aspetti del lavoro e della vita tradizionali in Friuli, Udine 2011
Dalla Bona P., Civiltà contadina nel comune di Sequals. 1850-1950, Sequals (PN) 1993
Ferrario E., Dieci secoli di stiratura. Storia, tecniche, strumenti, Novara 1990
Polo G./ Venturini G., Civiltà contadina della Bassa trevigiana, Treviso 1982
Scheuermeier P., Il lavoro dei contadini. Cultura materiale e artigianato rurale in Italia e nella Svizzera italiana e retoromanza, Milano 1980, 2
Gortani M., L'arte popolare in Carnia. Il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni popolari, Udine 1965
Un imprest, Un imprest, una storia, una gota di vita, s.l. s. d.