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faccia anteriore, al centro: LAVAND
Bottiglia di vetro soffiato colore verde marcio chiaro, a sezione quadrata, con base rientrante. L'imboccatura orlata di vetro opaco bianco (lattimo), è tappata con una carta incollata. Corto collo che si allarga a campana verso l'imboccatura. Su una delle quattro facce è dipinto a tempera uno stemma con aquila bicipite nera e scudo bianco e giallo, sormontati da una corona rossa.
Nell'inventari o di Giovanni Cossar si legge che la bottiglia apparteneva in origine alla farmacia dei Gei Di tale farmacia non si hanno altre notizie, ma non c'è motivo di metterne in dubbio l'esistenza, poiché quasi tutti i conventi avevano anche una farmacia interna, come ad esempio quella delle Clarisse incorporata alla farmacia "Al Moro" nel 1783 quando il convento fu soppresso. L'iscrizione "LAVAND" è l'abbreviazione di "Lavandilae" e potrebbe riferirsi ad un "acetum", ad un "oleum", oppure ad uno "spiritus", oppure ancora ad un'"aqua". L'ultima interpretazione è la più convincente, perché nei primi tre casi la bottiglia sarebbe probabilmente di dimensioni più ridotte e senz'altro di vetro scuro per impedire il deterioramento del contenuto. Solo le acque aromatiche potevano, infatti, essere conservate in recipienti di vetro trasparente.