Palazzo Giacomelli, Udine

Localizzazione
Udine (UD)
Oggetto
palazzo
Denominazione
Palazzo Giacomelli
Altra denominazione
Museo etnografico del Friuli, Nuovo Museo friulano delle arti e tradizioni popolari
Uso storico
abitazione
Uso attuale
museo
Codice scheda
A_9143

Edificio con facciata in mattoni a vista con zoccolatura in pietra. Nella parte centrale presenta un’ampia trifora serliana con poggiolo. Sempre al primo piano si aprono quattro ampie finestre rettangolari con cornice in pietra sagomata, mentre le quattro al piano terra sono protette da una semplice inferriata. Dal 2010 è sede del Museo Etnografico del Friuli, caratterizzato da una ricca e articolata collezione relativa ai diversi ambiti della cultura tradizionale locale per un arco di tempo che va dal XVIII e il XX secolo. Il patrimonio del museo si è costituito grazie alle donazioni di Gaetano Perusini, di Luigi e Andreina Ciceri. Il percorso espositivo si snoda lungo i tre piani dell’edificio seguendo sezioni tematiche allestite in sale corredate di apparati didattici e multimediali di approfondimento.

L’edificio prende il nome dal suo ultimo proprietario, Sante Giacomelli, che lo acquistò nel ‘900, ma il nucleo iniziale del palazzo risale al XVI secolo anche se subì nel tempo ampliamenti e numerosi interventi. All’inizio del ‘500, infatti, tra le case possedute dai Codroipo in borgo Grazzano, quella con corte, stalla e orto davanti alla roggia e adiacente all’androna Brenari, apparteneva al ramo di Lodovico (nipote di Bernardino, rapito assieme alla madre dai turchi venne successivamente riscattato). Nel 1584 Lodovico e il figlio Vincenzo decisero di vendere la loro casa a Giovan Francesco Deciani, professore di diritto a Padova figlio del noto giureconsulto Tiberio. Dal 1711 l’abitazione venne data in uso ai Monaco fino a che questi non si trasferirono nel palazzo in Contrada S.Maria Maddalena nella primavera del 1719: a questo punto Deciano Deciani decise di disfarsi definitivamente dell’edificio, vendendolo a Nicolò Gabrielli. Il nipote Francesco lo vendette poi nel 1844 a Antonio Caimo Dragoni che a sua volta lo cedette a Leone Luzzatto che ne rimase proprietario fino alla metà dell’Ottocento, quando (nel 1856) a sua volta le vendette a Pietro Magistris. Quest’ultimo trasformò l’edificio in una filanda, la più grande della città. Nel 1900 il palazzo passò a Sante Giacomelli e, nel 1970, al Comune di Udine. Alla fine dell’Ottocento risalgono interventi decorativi sotto la direzione di Giovanni Masutti, sia esterni (facciata a finti mattoni rossi con fascia a fresco con festoni, mascheroni e motivi geometrici, le decorazioni sotto le finestre e i due clipei, raffiguranti Minerva e Cerere, dipinti negli spazi tra le coppie di finestre) sia interni (dipintura del salone centrale con l’allegoria dell’Europa e dell’Africa, riferimento all’apertura del canale di Suez, opera attribuita a Giovanni Masutti).

BIBLIOGRAFIA

Bartolini E./ Bergamini G./ Sereni L., Raccontare Udine Vicende di case e palazzi, Udine 1983

De Piero G., I borghi e le piazze dell’antica città murata di Udine nella storia e nella cronaca, Udine 1983

Dove si trova