corpo porticato
L’edificio presenta un impianto asimmetrico sbilanciato sull’angolo dove era presente un cancello, oggi scomparso, che permetteva di accedere al cortile interno. Un grande arco costituiva l'accesso al portico monumentale da via Mazzini che anticipava l’ingresso al salone. Sul fronte del cortile privato, ora sedime di via Borgo Sant'Antonio, questo avancorpo porticato assumeva un'impianto simmetrico. Il lotto irregolare ed il programma funzionale furono risolti appunto attraverso il volume porticato quale disimpegno differenziato per la posta e per la banca. L’Istituto di credito era collocato nei locali posti sul fronte stradale, mentre i locali sul retro erano destinati al Comune. Sull’angolo opposto al portico, Gilberti collocò l’accesso agli alloggi del primo e secondo piano collegandoli attraverso una scala che in facciata mostra un angolo curvo, chiaro tentativo di raccordare il nuovo edificio con quello dell'attiguo Palazzo Badini. Il partito di facciata non ha riscontro con la distribuzione interna, preferendo l'esaltazione del volume porticato, trattato come corpo autonomo, esaltando il contrasto tra il rivestimento in mattoni faccia a vista e le superfici e le decorazioni in pietra artificiale.
L'edificio fu concepito come succursale pordenonese della Cassa di Risparmio di Udine, in un lotto concesso dal comune che precedentemente apparteneva alla ditta Ceramiche Galvani, con la richiesta di collocarvi all'internoun ufficio postale. Il progetto predisposto da Ettore Gilberti, fu presentato nel 1925 da Luigi Querini e ottenne tutte le autorizzazioni comunali «con la raccomandazione di studiare una migliore soluzione architettonica per la porta d’ingresso alla scala d’accesso agli appartamenti e per la parte superiore dei contorni di finestra del II piano».
L'edificio è realizzato in muratura continua. I solai e la copertura sono realizzati con orditura lignea.
Pordenone Novecento, Pordenone Novecento. Guida alle architetture, Pordenone 2016