La costruzione della Casa del Balilla rientrava all'interno di un'operazione più ampia dell'ONB (Opera Nazionale Balilla), che prevedeva la costruzione di strutture sportive in tutto il territoio nazionale. Già dal 1932 il podestà di Pordenone, Nello Marsure, e la sezione provinciale dell'ONB decisero di costruire un nuovo edificio in città. Vennero valutate diverse opzioni di ubicazione: il lotto di via Molinari detto "delle casermette" venne preferito per la disponibilità di spazi più ampi pur essendo periferico. Scoccimarro propose un impianto simmetrico per la nuova costruzione. La simmetria è sottolineata dalla contrapposizione tra le forme pure che compongono l'edificio: al centro vi è un parallelepipedo pieno mentre le due ali semicircolari vengono svuotate da nastri finestrati per risultare più leggere. Il progetto definitivo, dopo diverse dispute con le autorità, comprendeva un ampio atrio anticipato in facciata da un ordine gigante, una palestra di 12 x 20 metri, vari uffici e locali per il personale, un refettorio e una biblioteca. La palestra era munita di palcoscenico e balconata mentre al di sotto di essa erano collocati gli spogliatoi. L'impianto strutturale era ambizioso per l'epoca: nonostante ciò vi furono molte critiche sia per una certa resistenza culturale ai primi segni del Razionalismo a Pordenone sia per i problemi che emersero da subito ai manti di copertura del tetto piano. (da "Pordenone Novecento. Guida alle Architetture", Pordenone 2016).
impianto composto da un parallelepipedo centrale con addossati lateralmente, sui lati corti, due corpi simmetrici ad impianto rettangolare, più stretto di quello centrale, con terminazione semicircolare; sul retro sviluppo successivo; murature in c.a. e laterizio; soli in laterizio; struttura di copertura in laterizio.