lato est
lato est
lato est
Imponente edificio, di notevole interesse storico ed ambientale costituito da un corpo di fabbrica rettangolare, a tre piani, scandito da finestre quadrate al primo piano e rettangolari ai due superiori, simmetricamente disposte. Le finestre sono riquadrate da masselli di pietra e chiuse da inferriate a maglia quadrata, quelle che danno sulla corte interna sono riquadrate in mattoni posti a coltello. I fronti Nord e Sud sono caratterizzati dalla presenza di due portoni carrai con cornice lapidea e archi a tutto sesto. All'interno l'edificio è longitudinalmente suddiviso da un muro intercalato da aperture ad arco nei tre piani. Al piano terra sono state create delle tramezzature trasversali che hanno formato nuovi vani.
Del complesso dominicale risalente alla fine del XVIII secolo - inizi XIX, oggi rimane solo il canevon del 1792. Sorge sul sedime di un ospizio o Commenda fondato dai Cavalieri Teutonici nel XIII secolo (1232) per i pellegrini in viaggio per Gerusalemme, a conferma di questo rimangono, murati nella facciata Est, tre stemmi di famiglia dei priori commendatari dell'ospedale. L'edificio dalla fine del Settecento (1789) è stato di proprietà del nobile Antonio Cassis Faraone, di origine siriana, ma trapiantato in Egitto, dove fece fortuna fino ad ottenere nel 1769 la Direzione delle Dogane egiziane. Abitante a Trieste dal 1786, Antonio Cassis Faraone, imprenditore ricchissimo fu fatto nobile dal Papa, da Giuseppe II e dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo. Impiegò i suoi denari acquistando terreni e case nella bassa friulana, tra Cervignano e San Giorgio, ad Aquileia fu proprietario della villa Cassis Faraone oggi sede del Museo archeologico nazionale, e progettando una serie di interventi di riorganizzazione agraria. La villa, in un’incisione del XIX secolo, appare costituita da tre piani con sottotetto, composta simmetricamente rispetto a un asse centrale sul quale si trovava l’ingresso protetto da un loggiato con terrazzo soprastante. Al palazzo era affiancato il canevon che si affacciava direttamente sulla strada, e che si sviluppa su tre piani, con due ampi portali centinati sulla facciata di testa. Nel 1832 la tenuta venne venduta a Moisè Hierschel. Nei primi anni del Novecento Lionello Hierschel de Minerbi fece demolire gli edifici fatti costruire da Faraone Cassis e fece realizzare una dimora di tipo svizzero. L’edificio venne abbellito secondo canoni romantici e fu fatto progettare il parco, in stile inglese, da Giuseppe Jappelli. Al centro del parco, ombreggiata da piante rare, si trovava una gloriette eretta sulle rovine di una torre medioevale e ancora in parte visibile. La villa padronale venne danneggiata gravemente, nel 1917, da un incendio appiccato dagli austro-tedeschi dopo la rotta di Caporetto. Gli Hierschel de Minerbi se ne andarono da Precenicco dopo la prima guerra mondiale e la tenuta venne acquistata da Alessio Brian; successivamente la proprietà venne ereditata da Luigi Bignami fondatore della società Beni Rustici. La famiglia Bignami si stabilì nella “casa svizzera”.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005