prospetto principale
La villa si trova in fondo all'antica via dei Signori, oggi via Carducci, in prossimità di una delle porte della città e del ghetto ebraico. L'accesso, separato dalla strada da due aiuole, avviene da piazza De Amicis attraverso tre scale, una frontale centrale e due laterali. Interessante è il carattere elegante e particolare della facciata che risente dell’influsso della cultura architettonica friulana e veneta. Quello della villa è «uno stile severo e maestoso con echi palladiani simile a quello che si andò formando nei palazzi veneti di terraferma nel ’600 e nel ’700 [...] forse qualcosa del men gaio cicaleccio veneziano ma pur sempre dialetto veneto» (Morassi, 1925). L’edificio dominicale ha pianta a “U” con due ali laterali che, piegandosi verso il retro del palazzo, racchiudono un grazioso giardino all’italiana. La facciata principale è tripartita, costituita da una parte centrale affiancata da due ali laterali. La parte centrale è più alta, articolata su tre piani e scandita da paraste doriche di ordine gigante che partono dal basamento in bugnato liscio e terminano con un cornicione decorato e una balaustra con statue. Al centro del piano terra si apre un portale, con cornice in bugnato, che conduce all’atrio d’ingresso in fondo al quale, lateralmente, si trovano i due scaloni in pietra per accedere al primo piano. In corrispondenza del salone di rappresentanza del piano nobile vi è una finestra serliana con cornice leggermente aggettante, da cui si accede ad un balcone con balaustra in pietra retto da modiglioni sagomati. La cornice termina con una parte timpanata ad arco interrotta al centro dove è inserito lo stemma della famiglia Attems. Le finestre laterali del primo piano sono sormontate da un timpano semicircolare che caratterizza tanto le aperture del corpo centrale come delle ali conferendo unità all’insieme. Le finestre del secondo piano sono invece sormontate da un timpano formato da cornici mistilinee con al centro dei busti a tuttotondo che interrompono l’architrave della trabeazione soprastante. Tale trabeazione, con fregio a triglifi, ha un cornicione molto aggettante sormontato da una balaustra in pietra con statue a chiudere il corpo centrale. Quest’ultimo è collegato alle ali laterali da due elementi a volute e pinnacoli. I corpi laterali, a due piani, scanditi da lesene, terminano con due parti aggettanti che riprendono gli elementi significativi del corpo centrale: rivestimento in bugnato liscio a tutta altezza, porta finestra con arco a tutto sesto con balcone in pietra e timpano semicircolare, cornicione modanato e balaustra in pietra con statue. Lo stile è riconducibile al razionalismo e al classicismo appresi a Vienna dal Pacassi e depurato degli elementi decorativi barocchi. Le ali laterali vengono considerate da alcuni studiosi aggiunte successive. Internamente la residenza si differenzia dalle altre ville venete per la disposizione del salone d'onore (forse in origine a doppia altezza), posto con il lato più lungo parallelo alla facciata che funge da collegamento tra le parti laterali dell'edificio, secondo lo schema adottato da Pacassi per il castello di Schonbrunn a Vienna. Si accede al secondo piano da un am- pio doppio scalone, tipico dell’opera di Pacassi. Le stanze del piano nobile sono decorate e impreziosite da stucchi di Mazzoleni.
Le fondamenta dell'edificio vennero gettate nel 1714 per volontà di Giovanni Francesco Attems Petzenstein, su preesistenze del Seicento. I lavori continuarono dal 1732 sotto la guida del conte Sigismondo e si conclusero nel 1745, come testimoniato dalla data incisa sulla facciata, sotto lo stemma comitale. L'attribuzione del progetto della villa a Nicolò Pacassi, che intervenne a lavori già iniziati, si basa su fonti documentali che fanno riferimento all'opera dell'architetto goriziano nella sua terra natia. Alla morte del conte Sigismondo, figlio di Giovanni Lodovico, il palazzo passò di proprietà, dal 1892 al 1908, alle famiglie Culot, Birsa e Strukl, e dal 1900 ospitò i musei Provinciali. Durante la Grande Guerra la residenza venne gravemente danneggiata e gran parte delle opere d'arte contenute andarono perse. Il restauro successivo fu guidato dallo storico Giovanni Cossar e nel 1924 fu riaperto con il nome di Museo della Redenzione. La seconda guerra mondiale danneggiò nuovamente il complesso, che venne restituito alla città nel 1946 dopo un nuovo restauro. Attualmente il palazzo, sede della Pinacoteca dei Musei Provinciali, è oggetto di un intervento di restauro iniziati nell'ottobre 2009 e che dovrebbero terminare alla fine del 2010.
Muratura di pietrame intonacata. Elementi decorativi in pietra, solai in l egno. Struttura di copertura in travi di legno e manto di copertura in cop pi.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005