La villa, sede dell’amministrazione comunale di Gorizia, si affaccia in piazza Municipio, nel centro storico della città. Planimetricamente l’edificio è riconducibile allo schema dei palazzi veneti costituiti da un salone centrale passante con a fianco quattro stanze per lato. Fa eccezione, invece, lo scalone posto in fondo alla sala in un volume a lui dedicato e sporgente da quello della villa. Lo scalone costituisce probabilmente l’unica parte superstite dell’opera di Pacassi ispiratosi quasi certamente al castello di Schlesheim a Salisburgo, opera dell’architetto Fischer von Erlach, anche se in questo caso lo scalone è inglobato nel corpo dell’edificio. Esternamente questo elemento è murato al piano terra, mentre al primo piano è illuminato da una serie di finestroni arcuati. La facciata è il risultato della ristrutturazione voluta dai Ritter nel 1823 in stile neoclassico. Il fronte è molto lungo e basso ed è contraddistinto da un ampio timpano centrale in cui è stato collocato un orologio. La parte centrale è scandita da sei lesene con capitello ionico che terminano in corrispondenza del marcapiano posto al di sotto delle piccole finestre del sottotetto. Sull’asse principale della facciata si trovano il portale d’ingresso con arco a tutto sesto, dal quale si accede all’atrio passante, e la porta finestra arcuata con balcone del primo piano. Probabilmente il prospetto disegnato da Pacassi era diverso e più simile a quello della villa Attems di Piedimonte. Alcuni storici ipotizzano che la parte centrale fosse più alta, con le lesene che terminavano in corrispondenza del timpano, e che fosse affiancata da due ali laterali in un disegno armonico e dinamico. Attualmente il corpo centrale si presenta abbassato ed allineato alle ali, con l’inserimento del mezzanino sopra al piano nobile e di capitelli ionici sulle lesene. In tal modo sono venuti meno l’aspetto volumetrico dei corpi e l’effetto plastico, mentre si è accentuato in modo disarmonico lo sviluppo orizzontale dell’edificio. L’atrio del palazzo, coperto da volte a crociera, conduce ad alcune stanze laterali e allo scalone pacassiano. Al piano nobile si trovano numerose stanze di rappresentanza, conservate in ottimo stato, ognuna delle quali è caratterizzata da un colore che dà loro il nome.
L’edificio venne costruito attorno al 1740 su un terreno di proprietà della famiglia Attems Santa Croce secondo il progetto di Nicolò Pacassi, architetto goriziano che lavorò per l’imperatrice Ma-ria Teresa d’Austria a Schönbrunn. Non sappiamo se l’edificio sorse ex novo o su delle preesistenze, ma certamente quello pervenuto ad oggi è il risultato di un complesso rimaneggiamento avvenuto nell’Ottocento. Alla fine del Settecento il palazzo venne acquistato dai conti della Torre e nel 1820 dall’imprenditore Giancristoforo Ritter. Passò successivamente al figlio Ettore Ritter de Zahony che lo tramandò ai suoi discendenti fino al 1907, quando venne acquistato dal Comune che vi insediò la sua sede.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005