Casa Iona, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
casa
Denominazione
Casa Iona
Uso storico
abitazioni/ botteghe
Uso attuale
abitazioni
Codice scheda
A_2281

L’edificio è costituito da più corpi di fabbrica. In origine l'impianto generale presentava una forma a U, con due bracci paralleli che delimitavano una corte interna. Demolizioni relativamente recenti hanno ridotto l'estensione di una delle ali, modificando pure la conformazione catastale. Attualmente, la pianta complessiva dello stabile ricorda una forma a L dai contorni irregolari nella parte retrostante rivolta verso l’ampio cortile interno. Il prospetto su via Ascoli è invece regolare ed è allineato con il filo delle facciate dei fabbricati che prospettano sulla via principale del ghetto ebraico. L’edificio si alza per quattro piani fuori terra con l’aggiunta di un livello sottotetto. In facciata l’edificio si caratterizza per l’ingresso centrale ad arco ribassato, riquadrato da una solida cornice a bugne di pietra. L’ingresso immette in un ampio vestibolo che conduce al vano scala e al cortile retrostante. Al piano terreno, a destra e a sinistra del portale si trovano gli ambienti che un tempo ospitavano le botteghe, dotate di un portoncino d’ingresso affiancato da due finestre. L’impostazione simmetrica del prospetto prosegue nei piani superiori, con finestre riquadrate da cornici di pietra lineari, senza modanature e allineate regolarmente. Una spessa cornice marcapiano modanata – tangente all’arco del portale di ingresso - segna lo stacco tra il piano terra e il primo piano. Al centro del secondo piano, retto da tre mensoloni sagomati, si trova un balcone con ringhiera in ferro battuto. Sulla terrazza si aprono due porta-finestre uguali e appaiate, delimitate da stipiti che terminano in sommità con un arco a tutto sesto e concio di chiave decorato con una voluta; più sopra una cimasa ad architrave modanata copre le due aperture. Il portale di ingresso immette in un ampio vestibolo che conduce alle scale che conducono ai livelli superiori e al cortile retrostante. La facciata sulla corte riporta una serie di loggiati con archi ribassati che dal piano terra al terzo piano si ripetono verticalmente con uguale campata. Questi loggiati sono elementi caratteristici della vecchia architettura goriziana. Il corpo trasversale al volume lungo via Ascoli dovrebbe essere di epoca più recente. Questa ala del complesso è alta tre piani e si caratterizza per la presenza al piano terra di un porticato ad archi e da due ballatoi retti da mensole a sbalzo. L’edificio continua poi con il porticato al piano inferiore e finestrature verticali ai piani superiori. Questa parte sembra essere ancora più recente rispetto alla prima porzione.

La presenza ebraica a Gorizia si consolida a partire dal Cinquecento, quando gli ebrei cominciano a svolgere un ruolo economico sempre più importante, nonostante le limitazioni e gli editti di espulsione. L’antico quartiere ebraico, il primo nucleo in cui risiedono gli ebrei goriziani, è situato alle pendici del castello. Nel 1684, su ordine dell’imperatore Leopoldo I, viene istituito il ghetto, nella “contrada di San Giovanni”, in una zona della città situata verso il torrente Corno. Si tratta di una zona periferica che si adatta bene alla nuova destinazione: chiusa a nord e a ovest dal corso d’acqua e a sud dalla chiesa di San Giovanni. Il trasferimento definitivo delle famiglie ebree avviene nei due anni seguenti. Dalla fine del Settecento, con l’abolizione di ogni sorta di discriminazione religiosa, gli ebrei goriziani diventano pienamente partecipi della vita civile ed economica della città. Possono infatti svolgere liberamente qualunque mestiere, in particolare la produzione di seta e cera, l’oreficeria, la concia delle pelli, il prestito di denaro e il commercio. All’inizio dell’Ottocento, sotto la dominazione francese, il ghetto viene definitivamente abolito con l’estensione agli ebrei di tutti i diritti civili. La via principale del ghetto, intitolata nel 1880 a Graziadio Isaia Ascoli, noto glottologo di origine goriziana, in seguito ai provvedimenti razziali del 1938, nel 1940 viene rinominata via Tunisi. Durante l’occupazione nazista nel novembre del 1943 tutti gli ebrei rimasti in città vengono arrestati e deportati. La via riprende il nome di Ascoli solo nel 1950. La strada principale del ghetto, sviluppatasi a partire dal XVIII secolo, ancora oggi mantiene in gran parte il suo aspetto originario. Le strutture edilizie costituiscono un organismo continuo, dal quale si dipartono dei corpi perpendicolari all’asse stradale. I fronti strada si caratterizzano per le case alte, le cornici in pietra delle aperture, i caratteristici balconi in ferro battuto, il portone d’ingresso sormontato da un arco affiancato dai fori laterali a servizio dei locali a destinazione non abitativa. Al piano terra si trovavano le botteghe e ai piani superiori le abitazioni, mentre l’ultimo piano era la sede del setificio, una delle attività più fiorenti del ghetto, capace di impiegare centinaia di addetti, tra i quali molti cristiani. Nel 1728 – prima fra le altre di Gorizia - la via principale del ghetto viene pavimentata con un manto stradale in ciottoli. Qualche decennio dopo, nel 1756, sempre nel cuore del ghetto, viene costruita la sinagoga di rito ashkenazita, ricavata dall’ampliamento di un oratorio realizzato nel 1699. L’aspetto attuale dell’edificio, con il doppio portale di ingresso, il rosone e le tavole della legge in caratteri ebraici, è frutto del restauro realizzato dall’ingegnere Emilio Luzzatto nel 1894. Negli anni Cinquanta del Novecento, il quartiere viene risanato, a seguito della demolizione di alcuni edifici fatiscenti che sorgevano in aderenza alla sinagoga. Molte delle antiche case di via Ascoli, dopo decenni di abbandono e decadenza, sono state acquisite dall’attuale Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale e sono state oggetto di un accurato restauro.

Muratura in pietrame, intonacata. Solai dei piani superiori in travature di legno. Struttura del tetto in legno e manto di copertura in coppi.

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Dove si trova