Chiesa di Sant'Antonio nuovo, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
chiesa
Denominazione
Chiesa di Sant'Antonio nuovo
Altra denominazione
Chiesa di Sant'Antonio in Braida Vaccana, Chiesa di Sant'Antonio piccolo
Ambito culturale
maestranze friulane
Uso storico
culto
Uso attuale
culto
Codice scheda
A_2222
Iscrizioni

Nella seconda metà del XVII secolo a Gorizia vengono erette numerose cappelle e in questo contesto si colloca anche la realizzazione della cappella di S. Antonio in Braida Vaccana.

1675 - 1675
Nello stesso luogo dove sorgerà la chiesa di S. Antonio preesisteva una cappella, dedicata sempre a S. Antonio, di cui si ha testimonianza in documenti conservati nell'Archivio Capitolare, dai quali si apprende che il barone Lorenzo d'Orzon, con disposizione testamentaria del 1675 aveva assegnato alla medesima dei beni immobili, riservando ai suoi eredi la nomina e la presentazione del cappellano. Dall'esame dei documenti si arguisce, poi, che la cappella era stata eretta grazie al lascito testamentario disposto dalla contessa Anna Giulia Sinovig, sorella di Francesco Massimiliano Vaccano, signore di Sanpass (Schonpass) e vescovo di Trieste e quindi si deve dedurre che la data di nascita del luogo di culto può probabilmente essere anticipata di alcuni anni.

1686 - 1686
Un ulteriore conferma dell’esistenza della cappella seicentesca di S. Antonio in Braida Vaccana si ha anche dal manoscritto di Francesco Floreano Formentini: “le chiese di Gorizia illustrate”, il quale afferma che questa esistenza è rilevabile consultando l'Urbario di Campagna, già nell'anno 1686, documento che non è stato più rinvenuto.

1724 - 1724
Nel 1724, si desume che la chiesetta fosse stata appena rinnovata perchè proprio in quell'anno, nella stessa fu celebrato un matrimonio tra Giuseppe Zuhorauhi, polacco e Marianna Teresa Bruchuebevin.

1734 - 1734
La chiesa di S. Antonio in Braida Vaccana, detta anche piccola e successivamente nuova, sorse secondo la testimonianza di una epigrafe marmorea ancor oggi visibile all'interno della chiesa stessa, nel 1734.

La Braida Vaccana e tutto il rione del Corno all'inizio del '700 erano ormai ben popolati per cui la chiesetta divenne il luogo di culto preferito dagli abitanti stessi.

Dall'esame dei documenti consultati risulta che nel '700 la Chiesa era chiamata S. Antonio piccolo.

1761 - 1761
Il Capitano di Gorizia, Conte Antonio del Puebla (1758-63), nel 1761 provvide a elargire i fondi necessario per un completo restauro ed ampliamento stesso. Di questa liberalità resta testimonianza un'epigrafe all'interno della chiesa. La chiesa venne sempre ben frequentata dagli abitanti del popoloso rione del Corno, della contrada dei Signori, da quelli della Braida e da quelli del Prestau, tanto che nella stessa vennero celebrati anche dei battesimi e dei matrimoni. L'edificio sacro venne sempre tenuto egregiamente conservato grazie all'aiuto dei borghigiani ed all'attività dei sacerdoti coadiutori addetti.

Nell'Ottocento la chiesa aveva perso l'attributo di "piccolo" e veniva chiamata Chiesa di S. Antonio nuovo.

1853 - 1854
Nel 1852 don Giovanni Marizza, parroco di S. Ignazio e filiale, avendo e la disponibilità di 200 fiorini, provenienti dal testamento della sig.ra Francesca de Reya e la promessa dei villici di prestare gratuitamente la loro braccia e i loro strumenti e mezzi di trasporto, chiese al Capitanato Distrettuale il permesso per costruire un campanile e una sagrestia, opere realizzte dal 1853-1854.

1854 - 1862
Tra il 1854 e il 1862, per opera di Don Giovanni Lustig, la chiesa fu ulteriormente abbellita di un organo e di nuovi paramenti. Dal testo chirografo di Formentini sappiamo che la chiesa possedeva ben cinque altari: il primo altare, alla diritta entrando è in legno, lavoro del falegname Lorenzutti, porta un quadro discreto rappresentante S. Luca con angeli; il secondo è in marmi chiamato “al Cuore di Gesù”. L'altare maggiore è ad eccezione dell'ara, in legno e il suo quadro di mezzo non ha valore artistico. Il quarto è in marmi e porta due colonnette in bel granito, la pala di S. Giuseppe Moribondo e sotto delle mediocrità. Il quinto ed ultimo altare è pure in legno lavoro dello stesso Lorenzutti.

1879 - 1879
Nel 1879 venne restaurata la facciata ed in una nicchia, ricavata sopra il portale, venne collocata la statua di S. Antonio che prima faceva mostra di sé su un piedistallo nella piazza S. Antonio (Senaus).

1896 - Nel 1893, il parroco Antonio Wolf ritenne di migliorare il campanile, innalzato quarant'anni prima, ricostruendo la guglia. La pratica ebbe un iter travagliato, il progetto dell'architetto Alessandro Pich (guglia con cipolla) non venne accettato. La terza variante presentata, cioè una cella campanaria sormontata da una croce latina, venne approvata nel 1896 ed è il campanile come si vede tutt'oggi.

1914
Nel periodo antecedente la prima guerra mondiale si può dire che la chiesa funzionava come una piccola parrocchia, tanto che il titolare della Parrocchia di S. Ignazio, mons. Carlo Piciulin, non vedeva con eccessiva benevolenza questa crescita che andava, secondo lui, a scapito della chiesa madre (S. Ignazio). Nella chiesa funzionava un ottimo coro femminile, istruito dall'organista Konig e nel mese di maggio ogni sera venivano celebrate le funzioni mariane con esposizione del simulacro della Madonna del Rosario, vestita di turchino. Durante la quaresima veniva effettuata la “Via Crucis”. Il Natale era poi ricordato con un bel presepio allestito davanti all'altare di S. Giuseppe, mentre nella Settimana Santa veniva costruito, davanti a quello del Sacro Cuore, il San Sepolcro.

1914 - 1918
Durante la prima guerra la chiesa subbì pesanti danni, assieme alle casette che la circondano, perchè venne ripetutamente colpita da proiettili d'artiglieria. Nel suo interno venne addirittura scavata una profonda trincea-camminamento che la solcava traversalmente. I cinque altari e l'organo risultarono completamente inutilizzabili.

1920 - 1921
L'edificio di culto e le casette circostanti vennero restaurati negli anni 1920-21, dal Dipartimento tecnico della Venezia Giulia. Dei cinque altari preesistenti, ne fu ricostruito uno solo, con tabernacolo in gesso ed il resto in muratura e pietra artificiale.

Chiesa ad unica navata, a pianta rettangolare orientata sull’asse est-ovest. La facciata è tripartita da quattro lesene reggenti una cornice ad architrave e completata da timpano. Al centro il portale architravato e superiormente nicchia con Santo. Nell’angolo nord-est si eleva il campanile a fianco della sacrestia. Le strutture in elevazione sono in muratura intonacata. La navata è coperta da volta a padiglione lunettata e la zona presbiteriale è conclusa da una nicchia rientrante dove si inserisce l’altare maggiore. La copertura del tetto della chiesa è due falde nel corpo principale e a padiglione nella nicchia presbiteriale e nella sacrestia. Il manto è in coppi di laterizio. La copertura del campanile è caratterizzata da una struttura a gradoni.

BIBLIOGRAFIA

Spangher L., Le antiche chiese di Gorizia con particolare riguardo per la chiesa di S. Antonio in braida Vaccana di Gorizia, edito per il quarantesimo delle nozze di Maria Rosa Cannizzaro e Luciano Spangher, Gorizia MCMXLIV-MCMLXXXIV, 1984

Cossar R.M., Cara vecchia Gorizia, Gorizia 1981

Dove si trova