L'edificio sorge su un terrapieno, di forma trapezoidale, il cui perimetro corrisponde presumibilmente ai limiti dell'antica cortina difensiva. All'area si accede con una scalinata, sia sul lato ovest che sul lato nord. La chiesa, che ha l'abside rivolto ad est, presenta una pianta ad aula rettangolare, con due cappelle laterali e presbiterio di forma allungata rettangolare, leggermente ribassato rispetto al corpo principale dell'edificio. A ridosso del fianco meridionale, è collocata la sacrestia, a pianta rettangolare, a due piani, preceduta da un piccolo atrio; altri due vani di servizio trovano posto sullo stesso lato. Sul fianco settentrionale, accostata alla parete dell'aula, si erge la massiccia torre campanaria quadrata, in pietra a vista. Sul fusto della torre vi sono alcune feritoie, mentre nella parte sommitale si aprono delle finestre a bifora; è presente un coronamento ad archetti pensili. La facciata principale a capanna, è tripartita da quattro lesene doriche, su alti plinti, cui si sovrappone una alta trabeazione interrotta nella parte mediana e superiormente conclusa dal timpano triangolare. Nel settore centrale trova posto il portale d'ingresso, rialzato di due gradini, con cornici modanate lapidee, sormontato da una cimasa mistilinea spezzata con motivi decorativi e conchiglia al centro. Al di sopra, in asse con il portale, vi è una nicchia con arco a tutto sesto contenente la statua dell'Immacolata; fino agli anni Cinquanta al suo posto si trovava una finestra rettangolare. Sugli spioventi della facciata, in posizione leggermente arretrata, sono collocate - una per lato - due statue in pietra rappresentanti San Simone e Sant’Andrea (o Giacomo minore). All'interno, le pareti laterali dell'aula sono scandite da lesene giganti d'ordine ionico (binate in controfacciata e nella zona presbiteriale) sorreggenti un cornicione modanato, su cui si imposta il soffitto a volta - con riquadro centrale ad angoli smussati affrescato -, con vele laterali in corrispondenza delle quali si aprono le finestre rettangolari (tre sul fianco destro e tre su quello sinistro, di cui una tamponata). Le lesene definiscono, sui due fianchi della chiesa, tre settori parietali: nella campata mediana, si aprono le due cappelle laterali contrapposte, che si affacciano sull'aula con arco a tutto sesto, ove sono collocati gli altari laterali; nella campata d’ingresso, vi sono due nicchie, che accolgono il battistero e una statua di Gesù Cristo, che si fronteggiano; nella campata più vicina al presbiterio, infine, trovano posto, su ciascun lato, un ingresso secondario e l'accesso alla sacrestia. Le pareti laterali sono decorate con affreschi entro cornici ad angoli smussati. Il presbiterio, sopraelevato di due gradini, affaccia sull’aula con arco a tutto sesto ed è coperto da una volta a crociera e da una volta a botte, nella zona dietro l'altare maggiore, con affreschi. L'ambiente è illuminato da tre finestre rettangolari. Nel piano superiore della sacrestia, che prospetta sul lato destro del coro con ampia apertura con balaustra e finestra rettangolare superiore, è collocato un organo con imponenti canne; in controfacciata vi è la bussola. Il pavimento è in terrazzo alla veneziana nei toni prevalenti del bianco e del marrone, con fasce marroni più scure e motivo decorativo (un agnello) nella parte centrale della navata.
Non si possiedono notizie riguardanti l’origine della chiesa primitiva, ma i vari reperti longobardi murati sulla parte esterna del coro – un bassorilievo, due cerchi con dentro una stella a otto punte e un resto decorato a treccia – autorizzano a collocare le sue origini nell’VIII secolo. Questo edificio viene probabilmente distrutto dalle invasioni degli Ungari del X secolo. In epoca successiva alle scorribande ungaresche, nell'XI secolo, l’edificio di culto viene ricostruito nel medesimo luogo. Esso si trova citato, per la prima volta, in un atto del 20 luglio 1326 in cui i camerari di quella chiesa danno in locazione un baiarzo con otto campi e un prato situato “tra la chiesa e il pozzo”. Nel 1334 la pieve di Variano, cui è soggetta anche la chiesa di Basagliapenta, viene unita, dal Patriarca Bertrando, al Capitolo di Udine. Fino al Seicento non sono disponibili altre fonti documentarie che forniscano notizie riguardanti l'edificio sacro. Verso la metà del XVII secolo la chiesa viene ampliata. Una testimonianza del Commissario patriarcale Tomaso Fabricio, datata 1681, ci informa che le chiese di Palazzolo, Corno, Rivignano, Martignacco e Basagliapenta sono state rifabbricate da non tanto tempo. Tra il 1728 ed il 1753 l'edificio viene sopraelevato e sottoposto ad un intervento radicale di ristrutturazione e ampliamento. Della chiesa secentesca doveva essere stato conservato ben poco: nelle sue memorie il parroco Carlo Ambrogio Zanuttini scrive “… Ho detto chiesa nuova e con ragione perché della vecchia, computate le fondamenta, non saranno rimaste più di venti passa”. I lavori di ampliamento, nel periodo compreso tra il 1748 ed il 1753, vengono affidati alla direzione del capomastro Sebastiano Lotti di Bertiolo. Al termine dei lavori, il 13 giugno 1753 la chiesa - dedicata a Santa Maria Maggiore o alla Beata Vergine Assunta - viene benedetta, su licenza patriarcale, dal parroco Zanuttini. Solo nel 1780 (28 maggio) l’arcivescovo di Udine Giovanni Girolamo Gradenigo consacra il nuovo edificio e anche l'altare maggiore, opera eseguita da Sebastiano Pischiutta da Gemona tra il 1737 ed il 1738. Nel corso del Settecento vengono realizzate anche altre opere per abbellire il luogo di culto: gli altari laterali dedicati uno a San Lorenzo (1750-1755) e l’altro a San Valentino (1750-1752), realizzati da Pietro Balbi da Portogruaro (le pale originarie raffiguranti i due santi sono andate perdute entrambe) e, soprattutto, gli affreschi, opera di Francesco Cucchiaro del 1753, che raffigurano episodi della vita della Beata Vergine e l'Assunzione in cielo di Maria (soffitto dell'aula). Nel 1837 viene terminata l'ultima parte della sacrestia. Tra il 1870 ed il 1878 la costruzione è sottoposta a diversi lavori di manutenzione e ripristino: il tetto viene riparato, la facciata sistemata, gli affreschi restaurati ed il coro decorato. Nel 1911 le due statue in pietra, che rappresentano i Santi apostoli Simone e Andrea (o Giacomo il minore), collocate in origine sopra due colonnine all'ingresso del sagrato (vecchio cimitero) vengono innalzate sopra il tetto, in posizione leggermente arretrata rispetto al prospetto principale. Nel 1954, al di sopra del portale della chiesa, viene costruita una nicchia in cui viene collocata la statua dell'Immacolata, opera di Benito Asquini. L'anno successivo la sacrestia viene sopraelevata per ospitare il nuovo organo. Nel 1976 la chiesa ed il campanile vengono danneggiati dalle scosse di terremoto. Nel 1980 il campanile viene consolidato e ristrutturato.
Edificio ad aula unica con due cappelle laterali e presbiterio allungato rettangolare; sul lato est, addossata al presbiterio, la sacrestia a due piani; muratura portante in pietrame intonacata; tetto dell'aula a capanna a due falde simmetriche e del presbiterio a tre falde.
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